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Befanuccia a Melanzanopoli
Befanuccia si recò a far visita alla signora melanzana durante la notte del solstizio d’inverno, compiacendosi con lei come Melanzanopoli fosse ben pulita e ordinata, ed irritandosi non poco, con Gina la perlina perchè pigra e disubbidiente: ogni mattina piagnucola perché il pan marmellatoso è troppo morbidoso; a pranzo non mangia le maffinzane perché è cibo da bambini; la sera non gradisce la pastanzana, insomma dall’alba alla sera è un continuo borbottare. Così Befanuccia per punirla quest’anno dopo il tramonto del sei di gennaio
lascerà nella sua calza solo carbone viola. Ma chi è Befanuccia?
Fuori c’è una fitta nebbia e tanta brina, ed intorno al solstizio, nei dodici giorni dopo il Natale ed in particolar modo nella magica notte del sei gennaio, chiamata proprio “la notte della Befanuccia”, è usanza preparare e gustare le deliziose torte di farina, latte e marmellanzana. Ella vive nel misterioso mondo sotterraneo e da lì emerge una sola volta all’anno, splendida e luminosissima, abbigliata di una veste violacea; il suo volere è spargere abbondanza e benedire le campagne. Lei è una Fata di grande bellezza, con gli occhi pieni di luce, il viso sempre benevolo e sorridente, i lunghi capelli castani ed un ampio mantello bianco simile ad una leggera nebbiolina incantata...
E’ la benefica protettrice dell’agricoltura, delle semine e dei raccolti, e rende fertile la terra favorendone la nascita di piante e fiori dai colori magici. Lei corre per le montagne, sulle alte cime e nelle valli verdeggianti nelle notti del solstizio d’inverno e nelle ricorrenze magiche in cui i netti confini separano i due mondi: Condivisione e Tristezza. Nel buio rischiarato solo dal brillare delle stelle, si diffonde un velo leggero di luce bianca, come nebbia luminosa, e poi inizia a sentirsi vibrare nell’aria il tintinnio cristallino di tantissimi campanellini, che si spostano da una cima all’altra. E’ la Coltivatrice delle profonde terre interiori, che insegna a coltivare i Semi nascosti, perché possano diventare ciò che sono nati per essere.
Cari bambini siate coltivatori dei semi della vita, perché essi possano ancora far nascere e crescere, ciò che i vostri genitori hanno seminato.